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"Seduzioni del Paesaggio" è il titolo della mostra collettiva destinata ai cultori di questa antica e gloriosa tradizione figurativa. La mostra, allestita da Licinia Visconti e presentata dal Prof.Aldo Maria Pero, verrà inaugurata il giorno 29 Maggio alle ore 17.30 nella "Galleria Arte XXI Secolo" via Quarda Superiore 5/R a Savona. La mostra durerà fino al giorno 7 Giugno.
Con questa Mostra si desidera offrire la possibilità di rivisitare e di esprimere in termini moderni una delle tradizioni più gloriose della storia della pittura: il paesaggio. Il paesaggio, apparso inizialmente come sfondo di tele destinate ad altri impieghi, sacri e profani, ha nel tempo assunto un valore pittorico autonomo sino al suo trionfo nella seconda metà dell’Ottocento con l’Impressionismo, a conclusione del quale ha continuato ad evolvere con grande capacità di adattarsi alle nuove poetiche man mano emergenti.
La pittura di paesaggio gode ancora oggi di straordinaria vitalità e ha quindi diritto all’omaggio che la Galleria Arte XXI Secolo intende offrirle.
Se il paesaggio ha un senso è nella sua partecipazione alla vita. Nel suo continuo rivolgere domande di dolcezza. Nel suo immenso vagare luminoso. Nella sua capacità di costruire labirinti infiniti e di coinvolgere l’uomo nella storia dell’uomo.
Fra gli artisti presenti anche il pittore del mare Gilberto Piccinini. Recentemente il grande poeta romano Mauro Montacchiesi ha scritto:
"Sebbene nato a Milano, quindi assai lontano dalla salsedine, dagli aromi, dai colori del mare, Gilberto Piccinini ha sempre avvertito, prorompente, il malioso richiamo del pittoresco versante marino della meravigliosa Liguria. Molti folkloristici, spesso a strapiombo paesaggi di questo suggestivo, italico tratto, hanno catalizzato e continuano a catalizzare la sconfinata e sempre più sorprendente ars inveniendi della sua cospicua produzione artistica, ovvero di un’Arte vibrantemente evocativa, permeata di intensi, fibrillanti moti e di sublimi incanti che esaltano il grande pathos pregno di tensione emotiva, nonché l’aulico, superno magistero icastico-iconografico dello stesso pittore meneghino. L’evoluzione tecnica di Piccinini sembra velocemente aliare, viaggiare con disinvoltura, verso la nitida precisione, la particolarità incisiva dei chiaro-scuri, l’emozionante intensità dei contrasti. Altamente evocativi, metafisici giochi di cromie cinetiche risaltano come pietre miliari del suo raffinato canone artistico, in grado di far fibrillare dalle fondamenta anche la più apatica ed agnostica condizione della mente e del cuore. Dalle opere di Gilberto Piccinini, impetuose prorompono eco, vibrazioni archetipicamente ancestrali, le quali obbligano l’osservatore ad ineluttabili, elucubrativi, caleidoscopici mnemo-feedback! Tali impetuose eco e vibrazioni catalizzano subliminalmente l’osservatore a spiccare voli temporali sulle ali di fantastiche chimere, in direzione di remeabili ere primordiali, allorché palingenetiche energie cosmiche diedero forma alle ruvide masse e linfa alle abissali depressioni terrestri, germinando, inusitata e casta, la vita. Dagli aristocratici canvas di Piccinini traspare, in tutta la sua irruente potenza, il sempiterno agone tra le furiose onde del mare e le anfrattuose coste, a cui l’osservatore (in senso archetipicamente antropologico ed ontologico) paurosamente ed allegoricamente si avvinghia, pur non volendo abdicare alla chiaroscurale malia dell’ignoto che il mare trasmette. Piccinini, nei suoi preziosi dipinti, propone come protagonisti sia masse rocciose tormentate dall’efferata furia del mare sia il mare stesso, all’apogeo della sua devastante irrequietezza. Gonfi, nembi scuri in compagine sovrastano il mare turbinosamente increspato: è questo lo struggente leit motiv, è questa la magica etra di intenso pathos che ascrivono un icastico, talora eidetico cachet, sui generis, all’Arte di Gilberto Piccinini. I canvas di questo Artista propellono emotivamente ed idealmente il cuore e l’anima dell’osservatore in direzione di algenti, esotici mari (quasi appartenessero ad un altro pianeta, ad un’altra dimensione), fino a sollecitare sfere sensoriali diverse, fino a catalizzare sinestesie di reale freddo sul corpo, nel corpo. In questa tormentata, controversa fase storica, il Genere Umano, genotipicamente, ha un’inderogabile, parossistica istanza di riscoprire, di riesumare gli archetipi, vale a dire le immagini, i simboli, i contenuti primordiali e universali presenti nell’inconscio collettivo relativi agli istinti primitivi e vigorosi e, tutto ciò, onde poter riscoprire la propria, vera essenza. Gilberto, talora, sembra preferire, al morbido pennello, la pivotante bacchetta di un aulico direttore d’orchestra, che sublimemente accorda e scandisce i muggiti del mare mentre sui rocciosi, anfrattuosi dirupi, violentemente, rabbiosamente si frange. L’Arte di Gilberto Piccinini è un genus di maieutica icastica, ovvero un magistero spontaneo che, nell’osservatore, fa emergere latenti sensazioni altrimenti mai neanche immaginate. Per l’anima dell’osservatore si tratta di un genus di aristotelica catarsi, catalizzatrice di una purificazione ad ima fundamenta, di un’armonizzazione estatica attraverso l’Arte!"
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